Quest’anno a Natale ho avuto la fortuna di “ascoltare” una lezione veramente meravigliosa che mi ha donato un punto di vista nuovo, fresco e soprattutto concretamente vero. Per questo vi condivido questa splendida omelia di un giovane amico Prete. Mi ha chiesto di rimanere anonimo, come spesso accade per molte di queste splendide persone votate all’instancabile servizio di intere comunità.
Buona lettura e … condividete 🙂
“Io non me ne ero mai accorto e non so se voi ci abbiate mai fatto caso, dopo tanti anni che ascoltiamo il Vangelo di questa notte. L’altro giorno un mio amico sottolineava come ai pastori l’angelo dice: “Questo per voi il segno: troverete un bambino che giace in una mangiatoia”. Non ci avevo mai pensato: i pastori sono invitati a cercare una mangiatoia; il segno per i re magi è invece una stella. I Magi che sono astronomi seguono una stella; i pastori che passano diversi mesi dell’anno con gli animali cercano una mangiatoia. Stella e mangiatoia, se non sono gli attrezzi del mestiere, poco gli manca. Certamente due cose molto famigliari agli uni e agli altri. Credo che se ci fosse stato un gioielliere quella notte in giro, l’angelo avrebbe detto: “questo per te il segno: troverai un bambino in braccio ad una madre con gli occhi color smeraldo” o ad un panettiere: “questo per te il segno: troverai un bambino che giace vicino ad un sacco di farina”. Non sto scherzando e non credo di esagerare. Il segno della mangiatoia è proprio dei pastori. “per voi” dice l’angelo. Non per tutti, per voi. E’ il segno dedicato a loro. Questo bambino divino non è da cercare chissà dove. E’ da cercare in un luogo molto famigliare. Così anche per noi. Dio si fa incontrare là, dove siamo, parla ai nostri cuori con il linguaggio che conosciamo. E’ lo sguardo con cui si guarda le solite cose che deve cambiare per vederci il bambino; è la luce del nostro cuore che deve andare oltre l’apparenza. E qui viene in aiuto il presepio che i nostri giovani anche quest’anno ci donano. Non è raffigurato un paesaggio della Palestina; non si sono dune, grotte o stalle. Ci sono delle case che assomigliano tanto alle case che si possono incontrare girando per la nostra Comunità; c’è una torre, una piccionaia che sembra proprio quasi di averla vista stamattina arrivando da Montegaldella. Questa è la nostra mangiatoia; non occorre andare a cercarlo distante. Dio nasce qui. Si tratta di riuscire a vederlo.
La domanda che mi sorge spontanea allora è: “qual è il ‘per me’ di quest’oggi?”. Dove sono chiamato ad abitare e riconoscere Gesù? Qual è la mia mangiatoia? Qual è la mia stella? Quali sono gli occhi color smeraldo che devo incrociare? Chissà dov’è ‘per me’ questo bambino oggi! Forse è solo dentro di noi, ma non l’abbiamo ancora scorto; forse è proprio dentro quella quotidianità che faccio fatica a vivere, da cui vorrei scappare, che vorrei evitare. Forse il bambino ‘per me’ è in quella situazione che mi sta stretta; forse è proprio ‘per me’ in quei colleghi che vorrei evitare.
Una cosa mi da fiducia: se mi metto a cercare, il bambino è facile da trovare. Certo, forse la nostra difficoltà è che non ci appare un angelo a dircelo. Noi del resto sappiamo già chi è quel bambino, sappiamo già cosa sarà di quel bambino, sappiamo già cosa quel bambino farà per amore nostro, sappiamo già che nel momento in cui riusciremo a trovarlo sul serio la nostra vita acquisterà ancora di più senso e pienezza di esistenza.
Cercare il segno ‘per me’ che Dio mi da quest’oggi invita a cercare la presenza abitata da Dio nella mia vita. Invita a scoprire la mia vita come luogo che Dio ha scelto di abitare per i motivi che lui solo sa, cioè per amore.
Io mi sono ovviamente interrogato su quale sia il mio ‘per me’ di oggi. Credo che esso sia la Comunità; questa Comunità, radunata attorno alla mensa del Signore. E’ qui che Dio mi invita a scoprirlo, proprio in questo angolo di mondo; questa Comunità a cui sono legato, questa Comunità di cui a volte sento il peso della difficoltà di camminare insieme; questa Comunità che mi aiuta a tirar fuori il meglio di me per incontrare e annunziare lui; questa Comunità di cui sento la bellezza e la responsabilità di esserne il “pastore”. Questa Comunità che vivo nella quotidianità che è per me tesoro, anche se a volte l’abitudine non me ne fa render conto.
L’altro giorno un mio “nuovo” amico, che ho conosciuto poco tempo fa, mi scriveva una mail e concludeva così: “Ti auguro di vivere un felice Natale, ricco di significato, di Amore e di gioia per la presenza attiva di Gesù nelle nostre giornate.” Mi piace molto questa presenza “attiva” di Gesù nella vita. Trovare il bambino dopo aver seguito il mio ‘per me’, fa scoprire che in realtà, è lui colui che fa tutto, che è lui colui che viene incontro a noi, che è lui colui che cerca noi, la nostra vita, per rendere divina come la sua.
Anche se non sempre ci vediamo qui intorno a questo altare, non abbiate paura a cercare il bambino nella vostra vita. Non è vero che toglie qualcosa, che è un impegno, che castra la vita. E’ vero che è lui che mi ricorda quanto importante sia la mia vita, è lui che da senso e significato a tutto ciò che sono e ciò che faccio; è lui che mi fa vivere al meglio delle mie potenzialità e capacità; è lui che desidera per me una vita veramente beata; ed è lui l’unico che può darmela.
Ben venga il Natale di Gesù, allora.