“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto” – Gesù. – Dal Vangelo secondo Giovanni Gv12,20-33
Alcune settimane fa TV2000 mi ha proposto di commentare due brani davvero speciali del Vangelo secondo Giovanni per il programma Sulla Strada. Pur essendo stato onorato da tale invito, ammetto d’essermi sentito anche investito di una responsabilità gravosa: commentare il Vangelo è estremamente delicato, si tratta della Parola di Dio, non una cosa qualunque!
Non essendo io un teologo, né un commentatore di professione, né un personaggio televisivo, per preparare il commento mi sono affidato a due certezze della mia vita: la mia esperienza personale e la preghiera.
Così, dopo un primo momento di subbuglio, questa proposta si è trasformata in una ghiotta occasione per meditare più approfonditamente i brani che tra poco condividerò. Spesso accade questo: dietro la paura di non riuscire ad essere all’altezza di qualcosa che ci viene richiesta, in realtà si nasconde una grande opportunità.
Prendiamo per esempio questo caso specifico: se è stato chiesto proprio a me di addentrarmi esattamente in questi due brani di Giovanni, c’è anzitutto una ragione che deve parlare al mio cuore, al mio intimo, alla mia storia. Questo approccio ormai è una certezza: per quanto la nostra vita possa essere spesa in favore di altri e con una grande attenzione verso l’esterno, la realtà si manifesta anzitutto per parlare in modo intimo e personale a noi prima che a chiunque altro. Questo affinché possiamo imparare a conoscere noi stessi, per poi eventualmente permetterci di sfiorare – anche solo col pensiero – la vita altrui.
A questo link potete leggere il brano proposto: ► Vangelo di Giovanni
E qui il mio commento tratto dalla puntata che potete vedere sotto:
“In questo Vangelo abbiamo alcuni greci che vanno dagli apostoli e chiedono di vedere Gesù: wow… il marketing evangelico sta funzionando 🙂 !
Però succede qualcosa di particolare: Gesù spiazza tutti e si paragona ad un chicco di grano. E’ strano questo Gesù, perché è lo stesso che guarisce i malati, che risuscita i morti, che ha una fede che può spostare le montagne, eppure sceglie di paragonarsi ad un chicco di grano. Perché non si paragona ad una fortezza inespugnabile o ad una nave mercantile o ad un carro da guerra? Perché sceglie di parlare proprio di se stesso come di un chicco di grano?
Perché un chicco di grano, se viene piantato, può generare una spiga e da una spiga ne possono nascere altre dieci, altre cento… altre mille. A condizione però che questo chicco di grano accetti di morire, che accetti quindi di vivere un’apparente sconfitta… che accetti di non diventare subito pane, di non diventare subito qualcosa di vittorioso. E’ proprio questa la logica che sta cercando di trasmetterci il Signore: perdere per amore significa vincere. Solo che noi cresciamo pensando l’esatto contrario. E io non so se sono pronto cadere nel terreno e morire a me stesso.
Ho sperimentato questa grazia del dono di me in alcuni momenti nella mia vita; ripenso per esempio a quando ho scelto di morire professionalmente pur ritrovare la verità, l’amicizia, la fraternità con i miei amici, la mia band. Oppure ripenso anche a quando mi sono reso conto che essere felice da solo non valeva nulla se le persone attorno a me non lo erano. Però è difficile accettare questo dono di noi stessi ogni giorno.
In questo senso ci vengono in aiuto i Santi, che grazie a Dio sono molti, e in questo momento particolare della mia vita ripenso a San Francesco, alla sua follia, alla sua arte, alla sua capacità di parlare ai popoli. Ripenso anche ad Assisi, dove siamo stati spesso in questi ultimi anni e dove s’incontrano persone da tutto il mondo, credenti e non credenti. Oppure penso anche a don Bosco, un santo al quale sono molto legato: San Giovanni Bosco ha cambiato il mondo con la sua forza nel credere nei giovani. Questi Santi ogni giorno ci chiedono, mi chiedono: “e voi?” E tu Francesco? Cosa sei disposto a fare? Successo, o dono di te?”.
Forse il segreto è proprio capire che il più grande successo è nel dono totale di noi stessi, e questo ci permette e ci permetterà di raggiungere una realizzazione autenticamente piena della nostra natura più alta. Dobbiamo tiraci su le maniche :)!”