Al rientro da uno dei viaggi più incredibili della nostra esperienza, il pellegrinaggio Un invito poi un viaggio 2018, sono felice oggi di riprendere le pubblicazioni su questo blog. Condivido un post davvero utile e speciale preparato dal nostro dott. Gianluca Boston Menegozzo.
Il tema è caldissimo ed è un’urgenza alla quale Boston richiama le nostre coscienze. Perché la terra ci precede, ci è stata data in custodia per averne cura. Non per distruggerla!
Un abbraccio e buona lettura a tutti
Francesco
Ps: Boston mi ha ricordato di dirvi che se commenterete lui poi vi risponderà qui sotto 🙂
Thiene, 19 Luglio 2018, salotto di casa mia.
Sto guardando in televisione la tappa numero 12 del Tour de France, quella che dal piccolo paesino di Bourg-Saint-Maurice situato in Savoia, porterà i corridori fino alla cima dell’Alpe d’Huez; una frazione di montagna leggendaria, scalata e vinta per la prima volta nel 1952 da un italiano, tale Angelo Fausto Coppi, che poi si sarebbe aggiudicato anche la classifica finale della Grande Boucle.
Non sono mai stato un grande appassionato di ciclismo, ma da circa 3 anni, cioè da quando sono salito per la prima volta su una vecchia bici da corsa, le cose sono cambiate e ho scoperto quella che viene definita la “vertigine della salita”.
L’ebbrezza del pedalare verso l’alto porta con sé paura e fatica, dedizione e sofferenza, ma ti insegna il rispetto per le vette, maestose cattedrali della natura. Così, una volta che cominci a comprendere cosa significa affrontare una salita, cominci anche a capire ciò che provano i ciclisti di tutto il mondo e ancor di più coloro che fanno questo per professione.
Mancano pochi km alla vetta dell’Alpe d’Huez, sono incollato allo schermo, quando improvvisamente la mia attenzione si ferma sulla grafica della maglia di Chris Froome, capitano della squadra leader della classifica generale. L’inquadratura posteriore mostra un disegno raffigurante un’orca.
Ma come?
Che senso ha l’immagine del più temibile predatore dei mari sulla schiena del numero uno di una squadra ciclistica il cui nome significa CIELO? Devo cercare di capire, ma non riesco a mettere a fuoco, perché i movimenti del ciclista si fanno più frenetici dato che ormai mancano poco meno di 2 km all’arrivo. Nelle fasi finali poi, Froome si alza pure sui pedali e si contorce per lo sforzo. Riesco però a scorgere una scritta contenente l’Hashtag “#passonplastic” e poi finalmente poco prima della vetta le due parole “OCEAN RESCUE” stampate anteriormente sulla divisa.
Mi monta un’irresistibile curiosità, quella tipica fanciullesca, quella che spesso mi ha permesso di imparare, di scoprire e di conoscere centinaia di storie, dati, volti e persone. Sono fatto così e chi mi conosce lo sa.
Accendo in fretta il PC e mi collego a internet per capire di cosa si tratta. Scopro così che SKY, conosciuta piattaforma di intrattenimento digitale appartenente al gruppo FOX, ha lanciato una campagna per salvaguardare la salute degli oceani, la SKY OCEAN RESCUE per l’appunto, che in italiano viene presentata come SKY UN MARE DA SALVARE.
Sono piuttosto attento alla salute dell’ambiente e so pure che i mari e gli oceani del nostro pianeta sono alquanto malandati, ma non credevo che la cosa si stesse trasformando in una tragedia dalle proporzioni epocali.
Siamo giunti a un punto di non ritorno ed il rischio che corrono le acque salate del pianeta terra e di conseguenza corriamo anche noi esseri umani, è davvero molto grave.
Ad esempio lo sapevate che ogni anno una buona parte dei 5.600 MILIARDI di filtri di sigaretta che produciamo e consumiamo, finiscono in mare con conseguenze disastrose per piante acquatiche e animali marini?
Oppure sapevate che nei mari e negli oceani del nostro pianeta si sono formate vere e proprie isole di plastica, il cui esempio più eclatante, il Pacific Trash Vortex, ha una superficie di circa 2 milioni di km², cioè 3 volte la superficie della Francia?
O ancora siete al corrente che la maggior parte dei cosmetici che usiamo quotidianamente contengono microplastiche, cioè particelle più piccole di mezzo millimetro, che attraverso lo scarico di lavandino e doccia finiscono nei fiumi e nei mari con conseguenze devastanti per la fauna marina e per la catena alimentare?
Vi condivido qualche dato: ogni giorno solo lavandoci i denti, noi europei rilasciamo nel lavandino 74 TONNELLATE di microplastiche. Se non prestiamo attenzione a quel che compriamo, il rischio è quello di disperdere in mare 100mila particelle di microplastiche ogni volta che ci facciamo una doccia. Ne volete ancora? Bene. Giocando in casa, noi italiani, attraverso l’uso dei comuni detergenti per il viso, insieme alle creme esfolianti, siamo responsabili annualmente dell’immissione di 320 TONNELLATE di microplastiche all’interno del mare nostrum.
Mi fermo qui, perché la cosa potrebbe risultare tediante, ma sappiate che potrei continuare con decine di esempi e centinaia di dati. Terribile.
La questione è semplice: non possiamo permettere che gli oceani e i mari raggiungano un punto di non ritorno, perché equivarrebbe alla nostra scomparsa. Abbiamo una responsabilità nei confronti degli esseri viventi del pianeta, nei nostri confronti e di quelli delle future generazioni.
Gli oceani occupano i ¾ della superficie terrestre. Non importa dove viviamo, dipendiamo tutti dai mari non solo per il cibo che mangiamo, perché anche fossimo tutti vegetariani l’aria che respiriamo è fondamentale per la vita di tutto il pianeta e dal mare proviene infatti il 70% di tutto l’ossigeno presente nell’atmosfera, più di quello che producono tutte le foreste tropicali del mondo.
Per questo abbiamo tutti, indistintamente, una responsabilità personale e dobbiamo prendere coscienza, anche dolorosamente, che il nostro piccolo contributo è fondamentale per la cura della nostra “casa comune”.
Ce lo ricorda anche Papa Francesco attraverso la lettera enciclica Laudato si’ . Francesco ha sottolineato l’importanza di ciò che chiama “l’educazione alla responsabilità ambientale”, la quale “può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura dell’ambiente, come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, trattare con cura gli altri essere viventi, utilizzare il trasporto pubblico o condividere un medesimo veicolo tra varie persone, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via”.
Ognuno di noi può fare la differenza. Semplicemente prestando attenzione all’impatto che hanno sui mari e gli oceani le nostre scelte quotidiane, limitando l’uso di materiali usa e getta e riducendo il consumo di materiali di plastica, o almeno garantendo che questi vengano riciclati in modo corretto.
Perché “acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico”. Per questo oggi “il tema del degrado ambientale chiama in causa i comportamenti di ognuno di noi”.
Ricordiamocelo d’ora in poi, ogni volta che pensiamo all’infinita bellezza e alla maestosità del mare.
Se non muoviamo un passo verso il paradiso, lui non verrà da noi.
Un abbraccio, il vostro dottore
Boston
Per chi volesse approfondire l’argomento può trovare alcune informazioni e video a questi link:
► SKY OCEAN RESCUE_il sito italiano
► SKY UN MARE DA SALVARE_per saperne di più
► SKY UN MARE DA SALVARE_alcuni video