Il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma.
(Bruce Chatwin)
Sono circa le 14 del 25 Febbraio 2011, abbiamo lasciato un po’ a malincuore il nostro barcone di legno in mano ai pirati fanatici di inni nazionali 🙂
Riprendiamo il pullman alla volta di CAFARNAO.
Cafarnao è la città di Pietro (San Pietro, per intenderci), è citata 16 volte nei Vangeli, un crocevia terreno per il disegno di Dio. Infatti, Gesù “lasciata Nazaret, venne ad abitare a Cafarnao, presso il mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali” (Matteo 4,13). Eravamo proprio dove Yeshua ben Youssef, Gesù figlio di Giuseppe, camminava, insegnava, agiva, amava, predicava, perdonava, guidava, guariva. A ripensarci mi viene solo da dire tra me e me: “quanto siamo fortunati!”.
Il luogo è di straordinaria bellezza. Boston mi fa notare che è pieno di rondini, sono eleganti, gioiose. La città è costruita sulle rive del lago, la vegetazione è rigogliosa, si sente un costante canto di uccelli, ci sono farfalle, fiori, profumi meravigliosi… Lui si era scelto proprio un posto meraviglioso!
Ci sono ancora molti resti della città e in particolare il Tempio è ancora ben visibile e distinguibile. Siamo proprio qui: stessa terra, stessa strada, stesso Cielo. In questo momento capisco meglio il senso della Sua piena condivisione della nostra condizione, un Dio che si fa uomo, pregno di umanità, così forte da piegare ogni razionalità. In alcuni benedetti momenti di lucidità sento che non esiste una storia più straordinaria di questa, non può esserci canto o poesia più emozionante della realtà che Gesù incarna. In questa storia c’è la storia di ogni uomo, c’è la passione dell’umanità intera. Non è solo nelle parole e nel ricordo, qui c’è anche la fisicità di nostro Signore e ci chiede di aprire la porta del nostro Cuore alla Sua evidente presenza….
“Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare” – Marco 1,21,
“Poi discese a Cafarnao, una città della Galilea, e al sabato ammaestrava la gente” – Luca 4,31.
In questo tempio perciò riecheggiava la Sua Parola, il Suo infinito Amore. Rimango in ascolto, qui, 2000 anni dopo. Ancora penso, in tutti i sensi: “quanto siamo fortunati! Grazie Signore!”.
Dopo una pausa pranzo con orari un po’ casuali ripartiamo alla volta di NAZARET. Don Nandino ci annuncia che la sera saremo ospiti a gruppi di due tre persone nelle famiglie arabo/cristiane della parrocchia cattolica locale. Arriviamo e la città si presenta quasi “giovane”, contrastando con l’immagine che la nostra mente associa a questi luoghi. Le vie sono luminose e c’è un bel movimento. Non sto nella pelle! Nazaret!!
Arriviamo alla Basilica dell’Annunciazione. Come per il resto del viaggio, non mi sono preparato e guardo tutto con occhi di bambino. All’interno di questo edificio c’è la casa di Maria, madre di Gesù, dove avvenne per lei l’Annuncio.
Già nel primo secolo, i discendenti della famiglia di Maria trasformarono l’ambiente in un luogo di culto. La prima basilica venne elevata nel V sec. d.C. secondo lo stile bizantino dell’epoca. Questo edificio che ora vediamo noi è di recente costruzione (anni 50).
Non m’interessa stare qui fuori, voglio entrare, ho bisogno di entrare, ho bisogno di pregare. Scendo le scale per affacciarmi al luogo dove Maria viveva. Vengo sopraffatto da un senso di amore immenso che mi avvolge e mi piega le ginocchia da quanto è grande.
“L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». Lc 1,26 – 1,38
La preghiera si fa intensa. Qui, insieme a Ricky, ringraziamo e ci commuoviamo nella consapevolezza di ciò che avviene per mezzo di Maria.
Mi piace ricordare anche questa bellissima espressione del Vangelo apocrifo di Bartolomeo: “tu concepirai un figlio per mezzo del quale sarà salvata tutta la creazione. Tu sarai il calice del mondo. Pace a te, mia diletta»
La mia devozione a Maria è semplice, diretta. Lei è il simbolo primo della vita donata per Amore, della Fede pura nell’Amore di Dio. Lei è donna di carne e ossa, nostra simile come condizione e natura, ma si è elevata fino a divenire Regina del Cielo. In un certo senso per me, se Gesù è il carattere straordinario di Dio – così inconcepibile per la nostra razionalità -, Maria invece è lo straordinario che si genera dallo slancio delle più alte caratteristiche umane, fino a toccare il Cielo.
Se in Gesù il divino e l’umano si incontrano in un atto di benevolenza divina, in Maria è l’umano ad incontrare il Divino in grazia dell’Animo umano, perciò lei è per noi uomini il nostro esempio più prossimo al quale fare affidamento in ogni istante dell’esistenza.
Vi confesso che ora, nello scrivere queste piccole riflessioni, sento delle lacrime bagnare il mio viso. E’ così immensa questa storia che riesco solo a piangere di gioia. So che per alcuni tutto ciò può risultare indifferente o addirittura imbarazzante da leggere, ma non ha importanza, perché dentro al mio Cuore v’è la gioia della consapevolezza che vince ogni stupida vergogna.
Nel mio cammino Maria è stata il tramite con Gesù, verso il quale percepivo un timore reverenziale dovuto all’immensa distanza tra la mia piccolezza e la Sua immensità. Sono nato nel giorno in cui si celebra la Madonna della Salute; la nostra prima vera sala prove ci fu data completamente vuota nel 1998, in uno scantinato, e al suo interno v’era un solo messaggio: una piccola statuina della Madonna buttata e dimenticata lì. Per anni non ho colto il messaggio e puntualmente lei rispuntava, certa che un giorno avrei capito. Ora mentre scrivo è qui di fronte a me, 12 anni e oltre dopo quel primo incontro. E’ qui con me con la preghiera che guidi un po’ il cuore e le azioni di questo giovane errante quale sono. Ci sono innumerevoli “casi” che uniscono Maria al percorso mio, di Ricky e dei Sun, riportarli qui sarebbe un elenco poco rispettoso del vostro tempo, ma confido di aver dato il messaggio 😉
La sera io, Lemma e Mike veniamo ospitati nella palazzina dove vive una straordinaria famiglia palestinese cristiana formata da: i due nonni, i 4 figli maschi con le relative famiglie e i bambini al seguito per un numero totale di persone non esattamente identificabile. Boston e Ricky sono invece in un’altra famiglia. Vorrei raccontare i particolari di questa sera/notte che ora ricordo come una delle più felici e positive di tutta la mia vita. Quante risate! Avevo sentito dire che gli arabi sono ospitali, ma così tanto non me l’aspettavo. Non avevo MAI visto Lemma ingrassarsi visibilmente dopo un solo pasto. Sono perfino riuscito a convincere Mike “il santissimo” a fumare il narghilè con me, se questo non è un miracolo ditemi voi cos’è!
Beh, in fondo siamo a Nazaret 😉
ps: qui nell’articolo anche il video, grazie come sempre a Ricky Trash per il contributo. Un grazie particolare anche a Don Abuna MARIO CORNIOLI, pastore e guida (presente anche nel video!)