21 11 12. Ci sono giorni che uno aspetta. Stanno lì, segnati sul calendario interiore. Un po’ li ami, un po’ li odi, un po’ vorresti già sapere come saranno e un po’ non vorresti saperlo mai. Oggi per me è uno di quei giorni. 21 Novembre 1982… 21 Novembre 2012. I trent’anni sono qui e non bussano alla porta, entrano e basta.
PARTE 1: Scrivo nella notte, stando qui nel mio cantuccio preferito della casa della creatività, in questa stanza che m’ha insegnato un sogno. Tanti i sentimenti che si susseguono. Ho vissuto una giornata straordinaria nell’amore, nell’amicizia, nella Fede e nella fraternità. Ringrazio tutti coloro che l’hanno condivisa con me in tanti modi, facendomi percepire un Amore incondizionato e invincibile che non merito ma che mi viene comunque concesso … appunto per Amore.
Ora il silenzio giunge con la sua dose di ricordi, d’immagini, di persone, di amicizie, di amori, di amarezze, di soddisfazioni e malinconie. Tutto scorre dentro me. Inevitabilmente arrivano le domande che alcuni catalogherebbero sotto la voce di “paranoie” – tipo – “E se quella volta avessi fatto un’altra scelta? Come sarebbe stata la mia storia?”. Di tempo in tempo è utile provare a tirare delle somme… tanto per ricordarsi che a tirarle in realtà non sono mai stato in grado. In effetti quando ci sediamo e meditiamo su noi stessi, sulla nostra vita e sul futuro si vorrebbe già sapere tutto, vorremmo già avere le chiavi di ogni mistero, ma a Dio è piaciuto porci nel mezzo di un sentiero senza darci troppe indicazioni. E forse chissà, questo aspetto l’abbiamo proprio concordato noi assieme a Lui. In ogni caso non posso di certo lamentarmi, anzi, ho avuto e ho una vita piena zeppa, meravigliosa, impegnativa, intensissima e l’ amo con tutto me stesso. Ho ricevuto la grazia di accogliere risposte profonde oltre ad aiuti celesti forti che hanno reso la mia vita via via più luminosa e vera. Chi mi conosce sa con quale passione condivido ogni grazia ricevuta e, pur non facendo nulla degno di nota, ho sperimentato che la Gioia di vivere aumenta donandola e perciò mi impegno con i mezzi che ho per farlo.
Oggi la persona che ha condiviso con me più profondamente le gioie, i dolori, i sacrifici e l’intensità degli ultimi cinque anni della mia vita mi ha scritto: “Solo una persona che vive accanto a te può capire quello che fai”. Questa frase è speciale, per tante ragioni. Penso valga per tanti. E’ un concetto agrodolce. Ci dice che in pratica solo qualcuno ci capirà fino in fondo, qualsiasi cosa siamo. Effettivamente ora che scrivo mi rendo conto che forse solo Uno capirà chi siamo stati, perchè lo sa e l’ha saputo fin da principio. Sì, forse è meglio così, di modo che a noi rimanga sempre il dubbio e nessuno possa mai adagiarsi sia sul bene fatto sia sul male compiuto. Siamo creati per rimanere in ballo, dall’inizio alla fine.
PARTE 2: Ora mi sento bene. Sono le due passate. Mi sento vivo. Mi sento che c’è ancora tantissima strada da fare. Tante risposte mancano ancora. Sto vivendo un tempo d’indagine interiore. Dopo il secondo viaggio in Terra Santa i dubbi sono aumentati, l’amore anche, ma le certezze no. Talvolta si percorrono strade che non portano dove si sperava.
Una persona cara mi ha confidato che quando le risposte non arrivano forse è perché bisogna individuare meglio le domande. E allora è il caso di prendersi il tempo necessario per porcele bene queste domande.
Mi ritrovo a vivere per la prima volta da solo dopo sette anni vissuti sempre insieme ad altre persone. La vita insieme, la vita di gruppo per me è un valore inestimabile. Però mi rendo conto che anche una sottile malinconia dettata dalla solitudine si può trasformare in una benedizione, perché un aspetto straordinario di questi ultimi mesi dei miei primi trent’anni è che mi sono ritrovato spesso a dire a me stesso: “è la prima volta che vivo questa esperienza!”. A trent’anni il rischio per molti è di non dirlo quasi più, perchè le esperienze da vivere si crede di averle già spese tutte. Se è tanto tempo che non si sente un’emozione nuova non è la vita a non funzionare, ma siamo noi ad esserci incagliati in un’idea troppo statica di noi stessi e del mondo. Sì, perché la Vita è nuova ogni giorno: ci concede infinite opportunità per tuffarci dentro di lei come se fosse sempre il nostro primo bagno… Perciò ringrazio perchè mi viene concesso di vivere sempre, di vivere comunque, scovando negli angoli dei miei giorni sfaccettature che portano profondità nuove, positive, negative, comunque sia… vere.
PARTE 3: Ora i miei vagheggi da novello trentenne mi fanno riflettere sul viaggio. All’incontro, alla relazione, alla cultura, alla storia, alla spiritualità, alla Musica, al cibo, alla natura. Ho suonato e/o mi sono mischiato l’anima con molti gioielli di creatività in questa Terra: Italia, Francia, Germania, Svizzera, Austria, Inghilterra, Slovenia, Croazia, Spagna, Portogallo, Grecia, Bosnia Erzegovina, Rep. Ceca, Slovacchia, Egitto, Palestina, Israele, Quatar, Thailandia, Singapore, Giappone, Australia, Stati Uniti, Messico, Tanzania, Polonia… eppure la sensazione è che mi manchi ancora così tanto…così tanto. Di una cosa perciò sono certo: tra gli aspetti più meravigliosi della Vita c’è che anche se spenderemo ogni giorno dando il massimo e cercando costantemente ciò che conta, tutto ciò che troveremo sarà solo una parte del tutto. Una vita non basta, e anche questo credo che faccia parte dell’accordo con il Mister. Così che alla fine si possa salutare il nostro vivere terreno con quella dolce malinconia che si può avere solo quando c’è ancora del mistero, della passione, della curiosità, dell’ignoto. Se questa sia una Grazia oppure una condanna… dipende dal punto di vista dell’occhio che guarda. Lo spartiacque forse lo fa in buona parte il nostro atteggiamento e, per quanto riguarda la mia giovane esperienza, la dose di affidamento posta nel miglior Compositore di sempre.
Ringrazio di cuore tutti coloro con cui ho condiviso la vita fino ad ora, fosse anche un solo momento. Siamo tutti parte di una stessa squadra straordinaria.
Francesco