“Noi siamo insieme, ma non qui per sempre. Mi piace pensare che saremo solo energia. Noi saremo insieme, in un altro luogo, per sempre e lì avremo tutto il tempo per parlare dell’umana realtà”.
Young forever. Scrissi questa canzone per te, solo per te, nonno.
Oggi sei passato di là , nell’ “altro luogo”, ed è inevitabile pensare a questa canzone, a quanto ero fiero di te. Quando te la portai l’avevo appena registrata, era il settembre del 2000, avevo 17 anni, tu ne avevi già più di 80. Mi chiedevo se tu avessi un lettore cd a casa… e nel dubbio t’avevo preparato una musicassetta e ti avevo scritto la traduzione del testo.
Ti eri commosso. Mi ero commosso. E… non ero abituato a quel tempo. Tu eri un uomo tutto d’un pezzo, un uomo forte, un uomo severo. Non era facile trovare le parole, dirti quanto ti volevo bene. Poi, grazie a Dio, il tempo è stato generoso con entrambi.
Sono cresciuto nell’Amore di una famiglia numerosa e, rileggendo la tua storia personale, scorgo innumerevoli passaggi provvidenziali attraverso i quali il Grande Progetto si è fatto quotidianità, sudore, sangue, amore e vita. La tua storia è avvincente quanto la trama di un film, quanto un’avventura di fantasia. Ma quale fantasia potrebbe materializzarsi se non prendesse vita dal reale? Questa preziosa tela viene tessuta tra umano e divino, tra insignificante e necessario, tra semplice e straordinario.
Nato il 4 Luglio, come il film, solo che non parlava di te. Avrebbero potuto farlo, dicevamo scherzando 🙂
Una storia iniziata durante gli ultimi mesi della prima guerra mondiale. Un soldato al fronte. Una donna giovane. Piccoli paesi dell’alto vicentino. Povertà , privazione, semplicità , incertezza, ideali, gioventù..
Gli anni venti. L’orfanotrofio, il collegio, lo studio grazie a San Giovanni Calabria che fondò in quegli anni la “Casa buoni fanciulli” a Verona (Ordine dei Poveri servi della divina provvidenza. Nel sito trovo scritto oggi, quasi 100 anni dopo: “don Calabria intende scuotere il mondo da un diffuso materialismo, mostrando attraverso i fatti che Dio esiste, che è Provvidenza e non abbandona gli uomini al proprio destino”. Amen!).
A 16 anni il bivio: prete? No, non faceva per te.
Eri bello, anzi, bellissimo. Desiderato, molto.
Forte, vispo, tuttofare. Povero.
La chiamata dall’esercito. Leva militare, al tempo 18 mesi. Quando stavi per terminare la leva l’Italia entra in guerra: 1940. Ilario Lorenzi sergente artigliere del corpo degli Alpini. Ecco la guerra.
Il matrimonio con nonna Florina, il 26 Dicembre del 1942 con la dispensa matrimoniale e poi… di nuovo al fronte. L’armistizio l’8 settembre del 1943. La fuga dal fronte a piedi. Quando arrivi a casa tutto ciò che hai di tuo è l’uniforme, null’altro.
Nasce il primo figlio, che sarà mio zio Fiorenzo. Inizia la vita in paese, Chiuppano. Il cotonificio Rossi. I mille lavori extra per sbarcare il lunario. Meccanico, idraulico, contadino, muratore. 1946: arriva il secondo figlio, quello che poi sarà mio padre Alberto. Un anno e mezzo dopo, ecco zio Giannantonio.
Una vita di lavoro, di sacrificio, di lenta lotta quotidiana per superare le durezze di una esistenza impervia. La severità di un passato lacerante che si scontra con la voglia di evolvere e di avere finalmente una vita felice.
La prima casa in affitto. La seconda casa in affitto, dove a fatica porti l’acqua corrente, vera conquista. Il sogno di una casa vostra per la famiglia che cresceva, croce e delizia. Una sana semplicità , l’allegria, la vita da paese dove a tutti gli effetti si era comunità. Quanto ti piaceva stare in compagnia, cantare, tenere banco. E poi… il campo, l’orto, la vigna. Il vino.
La patente a cinquant’anni. Le guide di nascosto la notte per imparare a guidare. Le trasformazioni del mondo che giungevano fino al paese. La cultura, i modi, i diritti e i doveri che cambiavano velocemente.
Il tuo supporto ai miei futuri papà Alberto e mamma Bianca quando scelsero di sposarsi nel 1972.
Il tumore sconfitto. Tutte quelle storie e fatti che, come vuoi tu, rimarranno solo nostri.
La tua presenza costante, il tuo arrivare a casa nostra sempre con una cassetta piena di ogni ben di Dio: frutta, patate, cavolfiori, insalata, uva, uova e molto altro. L’immancabile ovetto kinder dopo aver giocato con me dicendomi: “pomo pero, dime el vero, dime la santa verità , dame questo e tiente queo là”.
La tua voglia di scherzare… e come mi facevi felice: eri il mio grande nonno, il mio nonno forte. Il mio nonno che nel tempo stava imparando a diventare affettuoso, ad emozionarsi. Il mio nonno generoso. Tanto generoso, sempre pronto a dare una mano, ad esserci. Il mio nonno che la mattina mi preparava il latte caldo e i biscotti, che mi teneva per mano con quelle mani forti e grandi. Il mio nonno che mi faceva sentire protetto, al sicuro. Il mio nonno che non amava parlare della guerra, ma che lo faceva perchè non sapeva dirmi di no. Il mio nonno che ad ogni mio compleanno era il più elegante, che mi faceva capire quanto era felice, quanto ci teneva, senza tante parole, ma con gesti veri. Il mio nonno dallo sguardo fiero, che amava la vita felice della propria discendenza di oggi perchè aveva conosciuto la privazione di ieri. Il mio nonno che ad ogni Natale, cascasse il mondo, preparava un presepe e un albero meravigliosi, minuziosamente curati, sotto i quali si trovavano doni abbondanti per tutti. Quel nonno che ad ogni festa amava brindare, che stava al centro della mensa, attorniato da una Famiglia ampia e variegata che, con la nonna, amavi riunire in casa tua, la casa che hai costruito con le tue mani.
Questi ultimi anni ci hanno dato tante opportunità , caro nonno. Sono stati anni di Grazia. Tu hai visto la Famiglia crescere, prima 5 nipoti, poi 5 pronipoti… felici! E poi … lo scorso anno abbiamo festeggiato i 70 anni di matrimonio di te e nonna, cosa si può chiedere di più!?
Siamo diventati più amorevoli nel tempo, entrambi abbiamo imparato che in realtà è la dolcezza la virtù dei forti, così ogni occasione in cui ci siamo trovati si è trasformata negli ultimi anni in una silenziosa presenza d’amore. Tenersi la mano, dirsi “ti voglio bene”, commuoversi per le candeline spente, cantare tanti auguri, ascoltare la vita. Gesti semplici che però determinano quasi tutto nella serenità del cuore.
Ieri dovevo venirti a trovare, aspettavo la chiamata di papà . La chiamata è arrivata come previsto, ma il contenuto era diverso da quanto avevamo programmato: sei partito per il nuovo viaggio, per la nuova vita. Sono felice perchè l’hai aspettato e, quando siete stati insieme, sei andato serenamente.
In due mesi sai che ho pianto due volte lacrime calde sopra mani ormai fredde, mani che mi hanno amato immensamente, mani senza le quali non sarei nulla, mani che hanno fatto sacrifici enormi, mani grazie alle quali si sono rese possibili migliaia di storie straordinarie, tra cui quelle che viviamo noi in questo preciso istante. Ho pianto di nuovo nel giro di poche settimane per l’estremo arrivederci al sangue del mio sangue. Dapprima nonna Antonietta, adesso tu. Ma il Signore mi ha dato tanta gioia e gratitudine per la Vita e per la benedizione che siete, una intensa commozione interiore, nonostante il dolore del distacco. Ora prego per te nonno, anzi, preghiamo insieme. “1Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli“. (Seconda Lettera di San Paolo ai Corinzi).
Tu preparami la strada e tienimi ancora per mano, come hai sempre fatto. Sorridimi con i tuoi occhi vispi e luminosi. Anche se ho trent’anni ho ancora bisogno di te, delle tue mani forti. Ti voglio bene, grazie di tutto. Siamo uniti nell’Amore. Ciao nonno.
Sono felice di condividere questi miei pensieri intimi con voi, Spiriti del Sole, perchè vi sento veramente come un pezzo della mia Famiglia. Vi confido che l’ultima volta che ho visto mio nonno cosciente abbiamo brindato, scherzato e gioito insieme… E prima di salutarci gli ho detto quanto gli volevo bene. Non sapete quanto oggi sono grato per aver avuto l’opportunità e la volontà di farlo.
Il mio pensiero ora va ad ognuno di voi, alle vostre famiglie, ai vostri rapporti: parlate con i vostri famigliari, raccontatevi la vita, cogliete le occasioni, non aspettate domani !!! Non aspettate !!! Ditevi quanto vi amate!!!
Lo ripeto: diciamoci, dimostriamoci quanto ci amiamo, nulla è più importante!!!
La morte è fredda ma diventa calda se sapete di esservi detti e dati quanto dovevate…nell’amore! Questo vale con chiunque, ma soprattutto con la famiglia e le persone più importanti della nostra vita. Non aspettiamo, “perchè non sapete né il giorno né l’ora” (Mt. 25,13).
L’Amore è adesso.
Ringrazio quanti di voi dedicheranno delle preghiere in favore dell’anima di mio nonno Ilario, è il regalo più grande e prezioso che potete farci.
Con affetto,
Francesco
Ilario Lorenzi, nato il 4 Luglio 1919, passato a nuova vita il 21 Ottobre 2013.