“Quando viaggio mi piace avere qualcosa di interessante da leggere, per questo porto sempre con me il mio diario“. (Oscar Wilde)
27 Febbraio 2011. Nemmeno il tempo di sentire la sveglia che una zaffata di naftalina invade le mie narici… ed è così che rinvengo e ricordo la notte prima. E’ tutto chiaro, siamo a Betlemme! Don Mario passa a prenderci con il suo mitico furgoncino per andare a Messa presso la parrocchia di BetJala. E’ una giornata bellissima. Sembra Maggio, ma siamo ancora a Febbraio. Il Cielo è azzurro e amico, l’aria è libera, è domenica e i cristiani palestinesi sono in festa. La chiesa è stupenda, luminosa, piena di energia. Questa energia arriva dalla comunità, ci sono molti giovani, coppie, bambini. C’è fermento. C’è voglia di esserci, di partecipare.
Siamo ospiti di una comunità che rappresenta una minoranza veramente minuscola rispetto alla maggioranza dei musulmani nella zona. Mi chiedo se sia questo stato di cose a concedere agli uomini che sono parte di minoranze l’esperienza di una maggiore vicinanza tra loro, di una fraternità simile a quelle amicizie di quando si è adolescenti e si fa di tutto per dare una mano all’altro. In questa Chiesa ci sono circa 200 persone eppure se chiudo gli occhi percepisco un entusiasmo d’Amore vicino a numeri ben maggiori. Si sente tanto.
Viviamo l’intera Messa in arabo, accompagnata anche da un coro veramente eccezionale. Il parroco, prima della benedizione, dice alcune cose in inglese e poco dopo ci ringrazia e saluta da parte della comunità: io divento tutto rosso (e poi ringraziarci per cosa? Finora qui abbiamo solo ricevuto 🙂 )
Alla fine della Messa Don Mario decide di farci fare una esperienza che ha del tragicomico.
Saliamo sul suo furgoncino e ci dirigiamo verso una zona di Betlemme dove procedono i lavori di costruzione del muro – protetti da militari armati che sorvegliano la zona.
Tra le qualità del prete toscano c’è certamente quella di volerci far capire, vedere e toccare con mano una realtà scomoda a molti… in poche parole ci vuole educare, nel senso più alto del termine. Vorrebbe che noi stessi traessimo dal nostro interno le considerazioni attraverso l’esperienza diretta.
Siamo in un punto dove le case si adagiano su collinette brulle e deliziate dai bellissimi ulivi, dalle rocce, dai fiori e da questo cielo terso. Si tratta di in un piccolo eden, e questo eden è massacrato da un’opera orripilante: l’impatto alla vista del muro è soffocante. Le foto di Ricky che vi condividiamo e il video girato appositamente aiutano a capire di cosa si tratta.
Il don ci porta in una casa che è stata deturpata nella sua intimità dalla costruzione del muro. Se gli israeliani decidono che il muro passerà da casa tua puoi solo adeguarti. Mi chiedo se i palestinesi a cui viene tolta terra, libertà e dignità, vengano in qualche modo “ripagati” per l’usurpazione, un po’ come quando si fanno alcune opere pubbliche qui da noi. Il don mi fa capire che questo pensiero è sbagliato: non ci sono cifre che pagano la dignità.
Immaginiamoci quindi quale odio possa nascere nel cittadino a cui viene deturpata la propria casa, la dimora che ha duramente costruito, amato, sognato per lui, sua moglie e i suoi figli. Don Mario ci mostra questo scempio e io mi chiedo con molta franchezza: “se facessero a me, alla mia Famiglia e alla mia casa una cosa del genere, sarei in grado di rimanere calmo e applicare una “resistenza pacifica” come fanno questi palestinesi?”. Chiediamocelo. Chiediamoci perchè a qualcuno viene voglia di reagire. Chiediamoci perché poi si innescano delle violenze. Difendersi è una reazione umana di qualsiasi persona, mentre attaccare, deturpare, calpestare fa parte degli usi di solo una parte di uomini. Camminando rifletto e ascolto le parole di Don Mario.
Ad un certo punto la nostra guida toscana si indigna con alcuni militari e urla loro a più riprese se si rendono conto di cosa stanno facendo. Sì, lo so cosa state pensando: ci si aspetta che un prete porga l’altra guancia ma… non è che si pretende sempre qualcosa di sovrumano da questi preti? Vedendo quella reazione di Don Mario – che è l’uomo più buono e pacifico del mondo – comprendo ancor più cosa prova chi vive qui, palestinese o no. Lemma, per non essere da meno, urina – mi raccomando educatamente – sul muro a pochi metri dai militari, sprezzante del pericolo 🙂
Ricky e Mike capiscono che, vista la situazione che si è venuta a creare, è il caso di andarsene via prima che anche Boston si aggiunga alle testimonianze di disapprovazione di Don Mario e di Lemma e che i simpaticoni alla guardia del muro decidano di approfondire la nostra conoscenza. Ed ecco spiegato il “tragicomico” scritto sopra: al momento della partenza il mitico furgoncino non parte. E’ a secco: niente carburante, no oil, niente benza. Chi mi conosce sa che in queste situazioni di pericolo comico mi scappa da ridere e forse l’unico modo per farmi smettere sarebbe spararmi 🙂
Chiamiamo in nostro aiuto il parroco di BetJala (il celebrante della Messa della mattinata), il quale ci porta due bottiglie da 1.5 l di gasolio. Il furgone non parte perchè l’abbiamo ingolfato e per di più siamo in salita. Ci diciamo che questa è una chiara punizione: capiamo di aver commesso un piccolo peccatuccio nel mancare di manifesto affetto verso i signori con il mitra vicino al muro! Poi, dopo dieci minuti di panico, il furgone riparte e… tutti a pranzare in un bellissimo ristorante tipico di Betlemme 🙂 .
ps: come sempre il video, visione consigliata dopo la lettura del post 🙂