E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura.
(San Marco, Mc 6,8).
Pomeriggio e sera del 27 Febbraio 2011. Don Abuna Mario ci porta in quello che sarà il nostro alloggio per le prossime notti: staremo presso i frati francescani. L’edificio è adiacente alla Basilica della Natività. Per essere chiaro: riceviamo l’immenso dono (di certo immeritato) di poter stare anche fisicamente proprio a pochi metri dal luogo in cui Gesù è nato. Mi trema il cuore al solo pensiero.
Di lì a poco finalmente incontriamo Suor Donatella Lessio, mentore con Don Mario del concerto per la pace e della successiva chiamata dei The Sun.
Desidero spendere alcune parole su questa donna straordinaria. Sister Donatella inizialmente presta servizio come infermiera professionale all’ospedale di Pordenone e successivamente insegna presso la Scuola regionale per infermieri professionali. Completata questa esperienza, è destinata a Padova come aiuto-direttrice in una casa-alloggio per malati terminali di AIDS. Successivamente in Africa, dove presta la sua opera assistenziale e caritativa in due lebbrosari, prima in Ghana, poi in Egitto. Dal 2004 in Palestina, svolge mansioni di responsabilità e formazione del personale al “Caritas Baby Hospital” di Betlemme.
Suor Donatella Lessio conosce molto bene ogni sentimento e condizione umana; l’ amore che vi scorge in potenza state ben certi che lo realizzerà! Di fronte a questa donna minuta mi sento più piccolo di un granello di polvere. Lei è un eroe del nostro tempo, è un esempio vicino, concreto, senza andare a cercare idoli lontani… è qui, ce l’abbiamo di fronte in questo bar. Donna dal pensiero libero, obbediente solo al Vangelo e all’amore, è coraggiosa nelle sue posizioni, nelle azioni e nella concretezza della sua preghiera. Se ai vertici della nostra Chiesa ci fossero persone come lei, il mondo verrebbe irradiato di una luce nuova che spazzerebbe via in un attimo le contraddizioni di parte del sistema vaticano. Se questo accadrà, e io me lo auguro, quella luce cambierà per sempre il mondo in meglio.
Dopo questo incontro stupendo don Mario ci invita ad andare a visitare quella che lui definisce “la mia casa, i miei bimbi, le mie sorelle”. Il furbacchione di Sansepolcro ci sta preparando una delle sue sorprese e noi ne siamo ignari.
Saliamo nel solito furgoncino e sfrecciando per le strade di Betlemme e arriviamo al “God Child Home for Abandoned Handicapped or Needy Children – Hogar Nino Dios”.
Il don non ci prepara, vuole farci vivere l’impatto che lui in cuor suo conosce bene. In effetti non siamo pronti. Entriamo in questo piano interrato molto modesto e… il cuore esplode di ogni emozione immaginabile. Ci sono bambini dalla più tenera età a ragazzi “adulti” con gravi handicap fisici e mentali. Bastano pochi istanti per capire l’amore, la dedizione e la cura che tre giovanissime suore sudamericane prestano a questi venti “ospiti speciali”. Queste suore sono la dolcezza celestiale in terra, fanno parte dell’istituto del verbo incarnato, presente con missioni sul campo in tutto il mondo! (www.ive.org).
Ecco che ritorna quel nodo in gola vissuto già due giorni prima quando eravamo al campo dei beduini. Dio mio, questi bimbi hanno handicap veramente durissimi e vari di loro sono stati abbandonati dalle famiglie, quindi queste suore e don Mario sono le uniche persone su cui possono contare. Non so se ho reso l’idea: LE UNICHE PERSONE CHE RENDONO POSSIBILE LA VITA DEI BAMBINI CHE SONO DI FRONTE AI NOSTRI OCCHI SONO QUESTE STUPENDE SUORE E DON MARIO, e le persone che aiutano loro con gesti di sostegno concreto e carità.
Mi sento mancare, il resto della band è dietro le mie spalle appena dentro l’entrata e non ho ancora incrociato i loro sguardi, ma in quell’istante una bambina mi salta in braccio ed è lei a levarmi quello stato di shock che mi immobilizzava. La bimba vuole una coccola, allora l’accarezzo e la tengo stretta, dopodiché anche Ricky, Lemma, Boston e Mike entrano nella sala e in modo molto spontaneo ed entusiasta trasmutano l’impatto iniziale in energia da condividere. Vedo nascere subito un bel feeling tra noi e questi bimbi. C’è chi vuole giocare, chi vuole correre, chi ha bisogno di carezze per essere tranquillizzato, chi deve fare la pappa e ha bisogno di una mano amica. Siamo dilettanti allo sbaraglio, ma con un po’ d’amore si fa… e poi comunque ci pensa Lui.
Don Mario dopo una buona oretta che siamo lì con i Bimbi ci dice con il suo sano accento toscano: “che dite, se fa ‘na sonata pe’ i mi bimbi?!” Don, non serve chiederlo due volte! Saliamo, prediamo gli strumenti dal furgoncino, scendiamo e… ecco l’emozione.
Lo sconvolgimento è provare con il proprio cuore che il suonare al Filaforum, al Palaverde, al Mazdapalace, all’ Arena parco nord o allo Stadio adriatico (cito solo location nelle quali abbiamo effettivamente suonato) è certamente straordinario, ma non dà l’emozione che sto provando qui, ora.
Tutto questo mi sta facendo esplodere il cuore. Suonare per questi giovani, anzi, con questi giovani amici, è un regalo immenso. Un loro sorriso, un loro gesto di ballo a tempo di musica, una loro risata, muove vibrazioni potentissime.
Suoniamo per una buona mezz’oretta ed è stupendo vedere comei nostri piccoli/grandi nuovi amici riescano a rendere le nostre modeste canzoni un mezzo per generare autentica condivisione. Ogni tanto mentre canto, come due giorni fa al campo dei beduini, devo chiudere gli occhi perchè mi si riempiono di lacrime. L’emozione è troppo forte. La comune concezione artistica di soddisfazione legata al successo in questo frangente viene distrutta in un istante. Vi assicuro che è estremamente forte il provare sulla propria pelle che non c’è platea migliore di quella che abbiamo di fronte a noi e che sono consapevole che questo per ora è il più bel concerto della mia vita.
Eccoti, ti ho sentito, sai? Stai cantando anche tu, qui con questi bimbi ti piace far sentire la parte più soave della tua voce! Ma ho sentito che c’eri fin dall’istante in cui quella bimba ha deciso di venire da me e abbracciarmi. Hai messo tu un razzo d’amore in quel piccolo corpicino di modo che spezzasse l’imbarazzo iniziale di tutti noi. Si, sei di nuovo qui, spalla a spalla, mano nella mano, e anche se sono un peccatore che di fronte a questa miseria e sofferenza si sente un moscerino, per qualche ragione mi stai dando la grazia di percepirti con chiarezza e vivere il tuo amore in ogni volto che incontro. Grazie perchè oggi stai avverando il significato più profondo della musica, celeste fraterna amica, madre e grazia in potenza per ogni uomo. Tu che sai meglio come fare, ringrazia da parte nostra il direttore generale.
Quando usciamo dalla casa Hogar Nino Dios, nel buio della sera di Betlemme, piango silenziosamente e vedo le lacrime scendere anche dai volti dei miei compagni di viaggio. Carichiamo gli strumenti e il Don sale. C’è silenzio. Un silenzio così pieno non s’è mai sentito prima. Mario capisce bene cosa stiamo provando e asseconda l’ assenza di suoni, probabilmente è grazie ad esperienze come questa che lui ha fatto la scelta di dedicare la sua vita interamente al bene, a cause giuste, al dono di sé per la comunità. Per quanto noi come singoli e come band ci impegniamo a fare del bene nelle nostre vite e nel nostro lavoro, sono persone come Suor Donatella, Don Mario, Suor Rainha e di chi è come loro a fare la vera differenza per il bene del mondo. Loro incarnano con la propria vita le parole di Gesù:
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”.
Il frutto di queste persone rimane ed è immenso. Vorrei solo che lo potessero vedere e toccare con mano anche alcuni poveri ciechi, detrattori per partito preso o incredulità di fronte al miracolo del Bene 🙂
I love you.
Ps.: qui come sempre trovate il video che consiglio vivamente di guardare dopo aver letto il post. Per chiunque desideri mandare il proprio aiuto concreto alla casa Hogar Nino Dios scrivetemi alla pagina contatto e sarà mia premura indirizzarvi alle persone direttamente interessate 🙂