“Poi disse loro: «Quando vi mandai senza borsa, senza sacca da viaggio e senza calzari, vi è forse mancato qualcosa?» Essi risposero: «Niente».”
(San Luca Evangelista 22,35)
Notte tra l’1 e il 2 Marzo 2011. Betlemme.
Il tempo di realizzare d’aver fatto il concerto “ufficiale” più inaspettato e speciale della nostra carriera e ci troviamo già a festeggiare, ridere e scherzare presso un ristorante tenda a Betlemme. Siamo insieme a Don Mario Cornioli, grande festaiolo come noi, e alcune amiche del gruppo di pellegrini in viaggio con noi. Questo ristorante è fichissimo e si mangia … da Dio! 🙂 Abbiamo voglia di ridere e di condividere, siamo figli di Dio a casa sua nell’abbondanza e nella pace dell’Amicizia… sono motivi per festeggiare alla grande fino a mattino!!
Mi rendo conto di essere completamente sconvolto da quanto in profondità siano arrivate le fortissime emozioni vissute durante tutta la settimana, culminate durante il concerto.
Il video che condivido, sempre realizzato dal mio fraterno compagno di viaggio Ricky Trash Rossi, riporta fedelmente lo stato di “super coscienza” sperimentato durante quella notte. Le facce nel video sono quelle che sono a causa della stanchezza e del faretto micidiale puntato in faccia 🙂 Nei nostri sguardi, nelle nostre voci spezzate, nelle pause tra una frase e l’altra, c’è tutta la gratitudine e il sapore d’Infinito nati in noi grazie all’Amore di questo viaggio.
Mi dicevano che qui si sentiva più forte la Sua presenza. Ora che lo so posso dirlo anc’io: per quanto Lui ami ogni luogo, questa rimane comunque casa sua. E si sente!
Riguardo il clip che vi condivido qui sotto e mi emoziono. Guardo i miei occhi e intercetto ancora l’immensa quantità di energia presente in me in quella notte. Chi mi conosce sa che, quando non trovo le parole, nel brillare dei miei occhi c’è già tutto ciò che conta.
Dal video: “Eh si, dopo un concerto così, pieno di emozioni, ti senti quasi vuoto, è quasi il contrario… perchè è tutto troppo bello. è tutto così bello che sembra un sogno. Che bel sogno.
Guarda: Stelle, fiori, Betlemme, palme. Arabi e italiani che cantano e ballano insieme. Mi è sembrato come nascere di nuovo… da Betlemme”.
E Ricky: “Grazie a Dio, al Sole che ci ha accompagnato fin qui e alla nostra Madre santissima che ci sta accompagnando e ci accompagnerà! Spero di tornare presto a suonare e a portare un po’ di sorrisi alle persone”.
Eh si fratellone, anch’io lo spero. Torneremo e andremo, come sempre, dove Lui e noi vorremo.
Dopo un paio di ore di baldoria il nostro pastore Don Mario imbocca la strada per riportarci dai frati, ma mentre siamo sul van il folle Ricky esclama: “perchè non andiamo dai militari israeliani al Check point!?”. Non l’avesse mai detto! Tra pazzi s’intendono bene e così il Don gira il furgoncino e corre verso l’uscita di Betlemme in direzione del muro e del suo mega cancellone di piombo. Dentro me penso: “Questi sono totalmente fuori!!”
A quest’ora Betlemme è una città “carcere”, il mega portone del muro viene chiuso per “motivi di sicurezza” dai militari israeliani. Arriviamo di fronte al muro e, chiaramente, troviamo il cancello chiuso. Normalmente uno si aspetta che ci si giri e si torni verso la città … invece no! Non so se in preda ad un istinto suicida o perchè pieno di Spirito Santo, fatto sta che il nostro buon pastore Don Mario inizia a urlare ai militari di aprire il portone suonando ripetutamente il clacson e urlando a squarciagola.
Ok. Immaginatevi la scena dal punto di vista dei militari israeliani (spesso ragazzini armati fino ai denti): un furgoncino palestinese si piazza davanti al check point. Dal furgoncino arrivano urla, strombazzate di clacson a più non posso e voci di vario tipo… Mi faccio il segno della Croce e andiamo incontro al nostro destino 🙂
I militari aprono il portone e ci puntano un mega faro addosso. Il Don si avvicina con il van urlando e strombazzando dopodiché, quando è prossimo al passaggio, scende gesticolando all’italiana. I militari imbracciano i mitra ma questo magico prete noncurante del pericolo inizia a dire loro a gran voce che nel van c’è una band rock che vuole suonare per loro, lì al checkpoint! Mi metto sempre nei panni di questi militari: dentro al van poteva esserci di tutto! Al che noi scendiamo distribuendo sorrisi e pregando il buon Dio che ce la mandi buona! Mike è terrorizzato e continua a dirmi che non vuole finire la sua vita così ah ah ah 🙂 Prendiamo le custodie degli strumenti a corde (altro momento di panico vista la forma facilmente equivocabile delle custodie) e ci mettiamo a suonare di fronte a questi giovani militari che da una parte sono tesi e impauriti, dall’altra però vogliono credere che siamo veramente lì solo per portare loro un momento di gioia.
Inizialmente si percepisce nell’aria la tensione tipica della location, ma in pochi istanti i militari tornano ad essere ciò che sono: dei ragazzi come noi, umani, semplicemente giovani desiderosi e anelanti di pace, armonia, spensieratezza, gioia e condivisione! E’ così che, sulle note di San Salvador (neanche a farlo apposta!), questi ragazzi e ragazze iniziano a ballare, a ridere, a muoversi, a saltare. Mentre canto noto una giovane militare che finge di avere una chitarra al posto del mitra e “suona” la sua arma come se fosse uno strumento: è stupendo!
Ecco il MIRACOLO!
Non è necessario cercare nel soprannaturale, i miracoli sono qui di fronte ai nostri occhi, basta volerli e notarli. Una militare che dimentica il posto in cui è e che riesce ad immaginare una chitarra al posto del mitra, questo è un miracolo!
Qui, di nuovo, siamo testimoni di un segno forte. Mi rendo conto che è proprio questo che fa un cristiano: si fida nonostante la paura, si lancia nonostante il timore e la logica, proprio come ha fatto Don Mario mentre ci portava qui. Gesù attraversa la strada del dolore e della paura e ci prende per mano, e quando si è mano nella mano con Lui allora è più facile tendere la mano al proprio vicino, che anche se diverso, diventa da lì in poi il nostro prossimo.
Poche ore fa, sceso dal palco, credevo che le emozioni fossero finite e invece guarda… sto vivendo i 10 minuti più folli della mia vita.
Dopo la suonata i militari sembrano solo dei ragazzi con dei vestiti di carnevale addosso. Ci chiedono di fare foto, scambiamo delle battute e poi, dopo esserci abbracciati, ci salutiamo.
Voglio concludere così questo mio diario sul nostro piccolo ma grande viaggio in Terra Santa, con un segno di fraternità e pace in un modo nuovo e spontaneo, attraverso la Musica e l’Amicizia.
Grazie a tutti voi che avete letto e condiviso con tanto Amore questo mio racconto, vi sono grato e sono certo che Lui dona una speciale Benedizione a Voi per la vostra generosa e significativa condivisione.
Con Amore.
Francesco