#Giordania. “Prima o poi ci devo andare!”: quante volte ho sentito dire questa frase! Sarà per un certo alone di mistero, sarà che siamo della generazione di Indiana Jones o che la Regina Rania ci ha lasciati a bocca aperta… Fatto sta che, nell’immaginario occidentale, la Giordania è più che uno dei tanti Paesi del Medioriente: è una meta ambita che richiama milioni di turisti ogni anno.
Questo viaggio, io e i miei amici, l’abbiamo appena concluso. Siamo rientrati poco prima di Natale. E perché siamo andati? Vacanza? Lavoro? Studio? Visita a parenti? Tutti e nessuno.
Abbiamo viaggiato a modo nostro, quel modo particolare di viaggiare che ci porta a conoscere, incontrare, intrecciare relazioni, suonare, lavorare, divertirci, pregare, cantare, visitare, ballare, volare… cambiare. Il viaggio fa parte di quella squisita ricerca di un significato più profondo, significato che non sempre si trova nell’immediato, ma che prima o poi arriva.
Con la scusa di fare 3 concerti ad Amman – che son stati indimenticabili – ci siamo ritrovati ribaltati di nuovo. Il punto, ora, è rielaborare tutto ciò che c’è stato prima, dopo e dentro quegli eventi.
Con questo e altri quattro post ripresi dal mio diario, vorrei condividervi un po’ ciò che è stato, anche con l’aiuto di tante foto scattate da Mike e da me.
Tutto è cominciato ad ottobre quando, dopo l’immensa esperienza della terza edizione del pellegrinaggio in Terra Santa Un invito poi un viaggio, al nostro rientro noi The Sun ci siamo ritrovati presso la Casa della Creatività e ci siamo messi in ascolto nella nostra stanza di preghiera, o cappellina.
Qui abbiamo ringraziato Dio per lo straordinario viaggio condiviso con 230 persone da tutta Italia, ognuna delle quali è stata un dono per la nostra vita e per la vita del nostro fan club, l’Officina del Sole… un viaggio che auguriamo di fare a tutti e che speriamo di poter riproporre!
Non è scontato essere una band che prega e che prega assieme. Ogni volta che lo facciamo, però, ci rendiamo conto di come in realtà tutto cominci proprio da qui, dal centro del cuore di Dio per poter ricalibrare costantemente il centro del nostro cuore.
Ci siamo commossi, ci siamo ascoltati e, mentre ringraziavamo, poi s’è fatto silenzio. Lì è emerso un ritmo interiore, un richiamo, un appello. Da quella preghiera ne siamo usciti con il desiderio di tornare in viaggio.
Dato che eravamo appena tornati a casa ed eravamo esausti anche dai mesi di tour da poco trascorsi, non era proprio nei nostri progetti ripartire. C’era però qualcosa che ci richiamava a fare un nuovo pezzo di cammino… e stavolta solo noi. Ma partire per dove? Quando? Perché?!
Tutto ha portato allo stesso punto. Il punto era una persona: don Mario Cornioli. Sì, proprio lui, proprio abuna Mario (di cui parlo sia ne La strada del Sole che ne I segreti della Luce). Perché lui?
Perché Mario, che ci aveva raggiunti poche settimane prima a Cafarnao per il nostro concerto sulle rive del Lago di Galilea, al termine dello show ci aveva parlato con tanto entusiasmo dei ragazzi e delle famiglie di Mosul che sta seguendo in Giordania. I suoi racconti ci avevano toccato, ma quella sera c’era poco tempo per parlare: avevamo suonato più del previsto, s’era fatto tardi e dovevamo smontare la strumentazione e correre a Gerico. Così restò qualcosa in sospeso, e anche se non è bello lascare le cose a mezz’aria, talvolta c’è un senso.
Le parole di Mario s’impressero in noi; un racconto non serve solo per emozionarsi, serve anche per maturare scelte, decisioni, se necessario pure dei viaggi.
Quei giovani e quelle famiglie di rifugiati cristiani seguiti da Mario ad Amman, sono scappati da Mosul e dall’Iraq a causa della persecuzione, e le loro sono storie che il mondo tace. Sono ciò che abbiamo voluto denunciare attraverso il primo singolo del disco Cuore Aperto – Le case di Mosul.
E allora… Talvolta basta unire i puntini. Così, in preghiera, abbiamo sentito che era il momento di andare a suonare da loro, per loro. Ma anche per noi. Semplice no?!
Il viaggio comincia… Al prossimo post!
Love you
Francesco
Foto di © Michele Rebesco e © Francesco Lorenzi.